Fai paura.

Lo spaventapasseri sta lì, fermo immobile e non dice una parola, comunica attraverso ciò che lo compone, e piantato li dagli umani è costretto a mettere paura.

Capelli crespi e occhi spalancati, che a guardarlo pensi: tra un pó cade a pezzi. Ti hanno messo un cappello nero e donato di un solo braccio... Così, giusto per marcare l'impossibilità di ricevere e dare amore.

A ricoprire quel legno marcio solo una larga camicia e una sciarpa intorno al tuo collo dove l'aria non passa, non respiri ed il tuo cuore non batte. 

Ti hanno modellato le labbra con della plastica, ora la tua bocca aperta è pura scena, come un burattino senza fili ti mostri a tutti i passanti, fiero del tuo scopo e del tuo ghigno, ma nel frattempo, i temporali ti bagnano mentre noi abbiamo l'ombrello. 

La tua fragile struttura, miseramente piantata al suolo, ora giace accanto agli alberi e tu pieno d'invidia perché loro, a differenza tua, hanno radici ben salde.

Uccelli volano nelle vicinanze ma si mantengono da te distanti, forse ci vorresti giocare, addirittura puoi anche soffrire per questo tuo sporco lavoro, ma per questo sei stato creato e non hai via di scampo. 

E tutto si muove, evolve e cresce tranne te, che come roccia lentamente corrosa dagli agenti atmosferici, ti metti in mostra fiero di te stesso e della tua autodistruzione.

Vorresti andar via ma non hai le gambe, gioire ma non hai sentimenti e l'aria può solo che farti volare via quel tuo cappello. Passano vite accanto a te e di quelle provi a nutrire il tuo nulla, un vuoto incolmabile di una misera esistenza... La tua. 

Raramente attiri i cuori gentili, anime buone e illuse nella loro stupida speranza di poterti dare un pó di vita, li fai sorridere con quel tuo ghigno che a loro appare buffo, ma sono ingenui e senza malizia, per questo non vedono il trucco.

Ma anche loro, seppur caduti nel tuo inganno, appena aperto gli occhi spaventati se ne vanno.




L'amore che non c'è.
Spaventapasseri, acrilico su tela. 




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