Caro professore.

Caro professore,


Le scrivo questa lettera perché sento il bisogno di esprimere alcune parole, quelle che non le ho mai detto, mille volte avrei dovuto ringraziarla ma come una sciocca non l'ho mai fatto.

Il tempo è trascorso così velocemente che adesso tutto è assai distante, ma non dal mio cuore, perché un'anima come la sua rimarrà per sempre scolpita nei cuori di chi ben vede e sente.

Lei è stato colui che con simpatia e gioia ha attirato l'attenzione dei suoi alunni e rapiti per poi portarli nel magico mondo chiamato arte, con una profonda semplicità, che se ci penso adesso, non sembra nemmeno appartenere a questo mondo.

Con lei ho imparato ad amare l'arte, ho capito chi sono e cosa voglio, senza mai sapere che per me è stato molto più di un professore, si, perché lei è stato anche un padre.

E le chiedo scusa per il mio essere stata assente in quel periodo, ero come assopita in un mondo che non volevo e non capivo, e lei che tutto aveva ben compreso, per tirarmi su mi chiamava "addummisciuta", ovvero, addormentata in dialetto siciliano.

Quanta verità nelle sue parole... Ero come addormentata, ma lo sa professore, in quel periodo lei è riuscito a svegliarmi alla grande, ad ogni sua lezione, specialmente quelle su Caravaggio, era impossibile non notare il suo entusiasmo, l'energia che sprigionava attraverso il racconto dell'arte, e poi caro professore... quante risate. 

Come dimenticare le gite tutti insieme, a disegnare all'aria aperta, rigorosamente a penna come lei voleva, già, perché aveva perfettamente ragione, a penna sai di non poter sbagliare o cancellare, quindi, ci si concentra molto di più, si migliora molto osservando attentamente ogni singolo dettaglio. 

Con i suoi buffi racconti e personaggi da lei incontrati, riusciva a rapire anche gli alunni più ribelli, quelli che proprio all'arte non erano interessati, così, quella che prima era una materia considerata "banale", si trasformò in una festa, divenne importante come tutte le altre, esattamente come dovrebbe essere. 

I soggetti da lei scelti erano sempre un'emozione, se li ricorda? Gli scarponi di papà, cosa vedo dalla finestra, il melograno, in poche parole, tutti elementi che vivono nel suo cuore. 

Un cuore ribelle, rimasto umile nonostante la sua grandiosità, lo stesso cuore capace di incidere il mio con le parole più belle che io abbia mai sentito... Le ricordo come se fosse ieri professore: anime come le nostre moriranno marcie dentro... Chissà se lei si è reso conto della meraviglia di tali parole, poesia pura per la mia anima. 

Più passa il tempo e più comprendo appieno il loro significato che nasconde il pensiero e tutto il sentire dell'artista, noi, così maledettamente sensibili, empatici e sognatori, per natura costretti a vedere il mondo con altri occhi, come bambini innocenti, anime che quando soffrono lo fanno con estremo dolore e, vivere in questo mondo così marcio, è per noi una punizione. 

Non possediamo un cuore capace di odiare, genuini all'inverosimile ed è per questo che la cattiveria ci uccide, dove il nostro sentire è troppo amplificato, momenti belli per volare e brutti per sprofondare, una sensibilità che si ama e si odia. 

Siamo fuori dal gregge, come pecore nere senza padrone, cercando di stravolgere il mondo che ci circonda in cerca di un emozione, dove un cielo può essere verde e gli alberi blu, siamo bambini che osservano le nuvole col naso all'insù. 

Ci vediamo le forme più assurde, quelle che nessuno vede, per questo ci sentiamo spesso incompresi, in una realtà che solo conosce schemi e regole che noi vogliamo abbattere. 

E impressi nella mente ho i cieli del mio professore, le campagne che tanto ama esplorare per poi dipingerle, opere d'arte che andrebbero esposte, come lei una volta mi disse: sono pezzi della mia anima... 

Ma professore, lei sa che quei pezzi hanno salvato la mia vita? Che grazie a lei ho imparato ad esprimere me stessa attraverso la pittura?

Beh, forse no, ma una cosa la ricorda certamente, ha lottato per permettermi di inseguire i miei sogni, contro una mentalità che fa paura, per questo, e non solo, la considero come un padre, una guida che per me è stata e continua ad essere importante.

Caro professore, continui a sognare mentre cammina per quelle campagne, io farò lo stesso nei miei amati boschi e laghi e, anche se lontani, la saluto sorridendo come se fossi lì davanti. 

E le lascio quel dipinto che vide anni fa, quando mi disse che i colori della mia anima sono bellissimi, in realtà professore, sono anche i suoi. 

Con immenso affetto e stima, la sua vecchia alunna.



Foresta di colori, olio su carta. 

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