Puzzle.

Immagina un bellissimo paesaggio pieno di vita, dove tutto scorre senza tempo nel suo ciclo eterno che è la vita, il rumore dell' acqua che soave scorre senza fine, lo si può ascoltare come in una sorta di meditazione che dona la pace, meraviglioso come la vita che genera.

Sei nel bosco immerso nelle parole che non pronunci, il vento sussurra il tuo percorso quasi a voler indicare un futuro lontano e sconosciuto, con la volontà di svelare un mistero mai risolto, poche certezze per infinite domande.

Mentre la natura tutto avvolge e di verde tinge, come un pittore con la tavolozza che in mano stringe, si lascia andare, immagina, osserva, studia e si arricchisce, l'anima che trema a contatto col suo essere, si esprime per dare l'immagine di sé che a parole proprio non sa esprimere, così comincia il suo canto fatto di strati e strati, racconta la sua vita che scorre come un pennello fa sulla tela.

Vorresti essere come Peter Doig immerso nel suo magico legame che di vita parla attraverso la natura, con la sua malinconia che come un velo trasparente tutto offusca ma solo per sforzarsi ed osservare meglio, nel tentativo che ossessiona l'artista che se stesso vuole conoscere ed i sentimenti domare, per fondere realtà e fantasia, smontare e mettere tutto in discussione, sognare e varcare quella soglia che conduce al mondo che vorresti.

Vivi con un desiderio: fare della tua vita un folle "ready made", come Duchamp sogni di prendere la tua vita per darle un senso totalmente diverso, per nulla banale e, più di ogni altra cosa, spogliarla di ogni logica insensata e limitante.

E sei follemente innamorata di ogni tuo sentire amplificato, che il respiro toglie e dà, diventi l'autore dell' arte concettuale che in te vive, cerchi quei percorsi che stimolano i tuoi sensi ed emozioni, così, giusto per non morire. Come Anish Kapoor alla ricerca di un gate che un pó fa paura, vorresti saltare giù per quel vortice che minaccioso urla, ti accorgi che la tua non è paura, bensì, la voglia di andare verso l'ignoto e sparire nel nulla.

In te regna l'immenso, il tutto ed il niente fanno a botte per  trovare il tassello mancante, l'unico in grado di completare il tuo puzzle complesso e ammirare la completezza di una vita trascorsa a rimettere insieme i pezzi. 

Hai vagato per i luoghi dei tuoi tasselli, alla ricerca della tua immagine, come un'anima che senza pace vaga, che allo specchio si guarda e nulla vede, non si riconosce e resta nella solitudine del purgatorio, vorrebbe un corpo, una vita, un solido ammasso di carne per sentire il sangue nelle vene, il battito di un cuore ancora vivo e che nel desiderio arde.

Incastri errati, tasselli mancanti hanno reso la tua immagine precaria, hai sbagliato più e più volte, lo sai bene, ma comunque con orgoglio vai avanti, gli errori hanno fatto a pezzi, sensa alcuna pietà, quei pochi tasselli che eri riuscita a mettere insieme e, mentre scopri il danno, terrorizzata osservi, ed ogni volta una fetta della tua forza ti abbandona anche se tu ne hai tanta.

Scappi come un animale impaurito, in preda alla tua ira smarrisci la strada, così in un attimo, diventi la preda perfetta di un cacciatore che di carne non è mai sazio. Non distingui più il giorno dalla notte, poiché il tuo hobby preferito è diventato quello di correre ai ripari, un proiettile potrebbe colpirti e più non esci allo scoperto, non vuoi nemmeno guardare fuori per osservare il mondo esterno, preferisci quella grotta buia, per te è meglio.

Misera prigione, orrenda visione di volti crudeli che hanno preso il posto della pietra, un ammasso di cattiveria divenuto un buco nero che di te si nutre, della tua sofferenza e paura, ormai, migliore amiche di un male indicibile.

Uno spirito che un tempo brillava ora è oscurità, fatto a pezzi da un maledetto mostro chiamato depressione: non senti, non vedi e non vivi più, ma sai chi eri o cosa potresti essere. Unica padrona di una sola vita, fai il primo passo e dalla grotta vieni fuori, davanti a te l'immagine incantevole di una fata che danza nel bosco, è piena dentro, il suo lungo vestito verde acqua si mimetizza con il suo mondo, ma senza nascondersi del tutto poiché brilla di luce propria.

Ha la voce angelica che tutto risveglia, pare di stare distesi su di un prato fiorito ed avere la forza di un tempo, speranze, sogni, progetti che sembravano aver abbandonato questo mondo che non ti piace più, più la guardi e più urli il bisogno di essere lei, ma il mostro è alle tue spalle pronto a coprire i tuoi occhi con una benda, non vuole che tu sappia la verità: quella fata sei tu.

Proprio non c'è la fai e ti abbandoni alla cecità di una maledetta benda tutta sporca e che cade a pezzi, ancora una volta in quella grotta, di nuovo muta e senza speranza alcuna, ti abbandoni al suolo e lì per ore ci resti e pensi. La mente, l'unica cosa che non vuole saperne di tacere, ti opprime e confonde attraverso gli infiniti tasselli che potresti afferrare, sei confusa, non sai quale scegliere, ne prendi uno e poi lo getti, ormai non hai nemmeno la voglia di cercarti.

La tua schiena ormai piatta, divenuta un tutt'uno col pavimento freddo, che congela le tue emozioni, distoglie la tua attenzione da quel meraviglioso paesaggio, vorresti nuovamente sentire l'acqua che scorre, abbracciare gli alberi in un giorno di primavera e rifiorire insieme a loro, essere la casa di te stessa, un nido, un rifugio che hai costruito con le tue stesse mani, mentre in realtà credi di non esserne capace, non ci provi, convinta che sarà un fallimento certo. 

Hai paura e preferisci l'abbandono, il mostro te lo consiglia di continuo con il suo squallido tono, non vuoi più ascoltarlo ormai sei stanca, vorresti venirne fuori come una ninfea che spicca a galla, bella come non mai, tutta bianca e senza tracce di nero alcuno, per farti cullare dalle acque e chiudere gli occhi, sentire la pace che la mente ha sconfitto, quantomeno il suo lato oscuro e perverso.

All'improvviso l'urlo agghiacciante che proviene dalla caverna: Basta, basta, basta maledetto mostro! Voglio uscire di qui, voglio andare via! Subito dopo si dissolve l'agonia, hai appena pronunciato le parole che indicano il sentiero, mentre dici a te stessa: questa vita è ancora mia. Il vorrei diventa un voglio, il non riesco un forse potrei, cambiano i pensieri e così la tua vita, i primi scalini di una lunga risalita, un tassello per ogni gradino e, mentre li raccogli, a te stessa fai un inchino...




Frammenti, acquarello su carta. 



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