Il Mondo Fuori.
Era tutto e niente, calma all'apparenza, ma era dentro tempesta minacciosa, vuota che l'eco era l'unica cosa a riempire le profondità di quel lago misterioso e cupo.
Così scorreva il suo tempo, silente come nei giorni di neve e gelo, paralizzata in un'epoca che non sentiva sua, nessun senso di appartenenza, nessun conforto, ma lei trovava comunque riparo dentro il suo mondo accogliente ma severo, fatato ma inquietante, che tutto voleva cambiare e stravolgere, poiché ben poche cose apparivano sensate ai suoi occhi.
A volte, si sentiva come se riuscisse a staccarsi dal corpo per vedere al di là dei suoi occhi, una visuale che tutto rallenta e blocca, tutto tranne gli altri che sembrano volare via insieme ai secondi delle lancette, sfrecciavano i corpi davanti ai suoi occhi, e con loro, anche la speranza di una mano a tenere la sua.
Caos e dolore, sogni e ambizioni, l'immensità in una miniatura troppo piccola per contenere ogni dettaglio, una grandezza perfetta per essere ignorata, poiché priva di utilità per gli altri che erano giganti.
Così, piccina si fece per prendere parte a quel mondo in miniatura e, facendosi umile, vide improvvisamente la vera grandezza di ogni piccola cosa. Ci prese confidenza, divenne la complessa analisi di sé, desiderosa di bellezza, quella vera, pulire e disinfettare ogni angolo sporco per vedere la luce.
E aveva tanta sete di pace, ordine e silenzio, poiché aveva vissuto tra le urla che continuavano a rimbombare nella sua testa, come una tortura eterna senza via di fuga ed, ogni notte, tremava al solo pensiero di risvegliarsi ancora una volta all'inferno.
Era solita inciampare, ingenua e pura in un mondo ancora sconosciuto, immatura per affrontare la vita e troppo fragile per reggere quello scudo tutto ammaccato e che era stato forgiato dal suo peggior nemico, colui che in realtà avrebbe dovuto essere il suo protettore, che le avrebbe insegnato a spiccare il volo... Fu lui a spezzare le sue ali ancora troppo piccole.
Profondità, acquarello su carta |
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